Per il pensiero greco, la sessualità rappresentava,
in generale, solo una componente secondaria dell’amore. Si ammetteva il nesso
causale tra sessualità e riproduzione, ma non si insisteva sull’esistenza di
una «ragione naturale» tale da conferire alla prima una finalità meramente
genesiaca, tant’è che il ruolo di strumento riproduttivo riservato alla donna
non implicava affatto un legame amoroso tra i due sessi, ma piuttosto un legame
politico: il frutto dell’unione coniugale sarebbe stato un nuovo cittadino
utile allo Stato, un soldato o una produttrice di soldati. L’amor profano, a
esempio quello di un Alcibiade, era un miscuglio di attrazione fisica, di
cameratismo e di rispetto suscitato da qualità eccezionali, possente passione
alla quale meglio si addiceva una relazione omosessuale.
Ioan P. Couliano
Eros e magia nel rinascimento