Proserpina

 Proserpina

Non lontano dalle mura di Enna, tanto care a Cerere,

il lago Pergusa stende il suo canale sempre fresco.

Il Caistro non ha mai visto sui suoi argini

più cantanti alati inumidire le loro piume.

Un folto boschetto lo circonda con un sipario di foglie

che impedisce al sole di penetrare.

L'ombra dona al prato una freschezza più intensa:

un'eterna primavera fiorisce su questa sponda.


Mentre, giocando in questi piacevoli boschetti,

la graziosa Proserpina raccoglie mazzi di fiori,

e miete, gareggiando con le ninfe della sua età,

la violetta nata all'ombra del bosco,

Plutone la vede; premuto da un tormento d'amore,

vederla e rapirla non è per lui che un attimo.

La dea sbianca, trema, dispera;

chiama a gran voce le sue compagne, sua madre;

sua madre, ahimè! sua madre... e la mietitura dei gigli

che si nasconde nella sua veste sfugge dalle sue pieghe.

O candore della sua età! In questo orribile disordine,

una pena così leggera la trova ancora sensibile.

Il rapitore feroce, impaziente d'amore,

incita i suoi cavalli, li chiama uno per volta;

agitando le redini bagnate di schiuma;

attraverso sentieri di lava e di bitume,

già supera le pozze del lago di Palico,

e le rive dove il mare che attraversa Aretusa

chiude tra due porti le mura di Siracusa.