Verrà un giorno in cui la sacra Ilio perirà

ETTORE   Verrà un giorno in cui la sacra Ilio perirà,
e Priamo, e il popolo di Priamo dalla lancia gloriosa.
Ma non mi importa tanto il dolore dei Troiani,
né della stessa Ecuba, né del re Priamo,
né dei miei fratelli che, molti e valenti,
si abbatteranno nella polvere per mano dei nemici,
quanto mi importa di te, quando qualcuno degli Achei corazzati di bronzo
ti porterà via piangente, togliendoti la libertà;
e ad Argo tesserai la tela per un’altra donna,
attingerai l’acqua dalla Messeide e dall’Ipereia, costretta a forza
e una dura necessità incomberà su di te;
forse qualcuno, vedendoti piangere, dirà:
“Questa è la sposa di Ettore, che era il più forte in battaglia
di tutti i Troiani domatori di cavalli,
quando combattevano a Ilio”.
Così dirà un tempo qualcuno; e per te sarà un nuovo dolore,
vedova dell’uomo che poteva allontanare da te
il giorno della schiavitù. Ma mi ricopra morto la terra gettatami addosso,
prima che io senta le tue grida, mentre ti trascinano via.

Omero, Iliade

Erodoto - Storie - Euterpe

Libro II (Euterpe). La sconfitta di Creso ad opera di Ciro permette ad Erodoto di ricollegarsi con le vicende della Persia.
Si narrano le imprese di Cambise, successore di Ciro e conquistatore dell’Egitto;  l’argomento principale dà l’avvio ad un’ampia digressione di carattere storico, geografico ed etnografico sull’Egitto. La prima parte è dedicata alla descrizione della valle del Nilo e dei suoi abitanti: lo storico fornisce numerose e varie informazioni su usi estremamente diversi da quelli dei Greci, con l’atteggiamento del viaggiatore incuriosito, ma anche rispettoso dei costumi altrui. Segue la trattazione etnografica, fa seguito quella più propriamente storica: attraverso le informazioni raccolte da sapienti e sacerdoti, Erodoto delinea una storia dei faraoni, a partire da Min, fondatore della dinastia tinita (3000 circa a.C.). Grande rilievo viene dato ai sovrani della IV dinastia (2660-2480 a.C.), Cheope, Chephren e Micerynos, che fecero costruire le piramidi di Gizah. Segue  il racconto della restante storia egiziana, che si conclude con il regno del saggio faraone Amasi, grande ammiratore dei Greci (569-526 a.C.). Interessante  il racconto del mito del soggiorno di Elena in Egitto.

Erodoto - Storie - Clio

Libro I (Clio). Dopo il breve proemio metodologico, il libro contiene la narrazione dei mitici rapimenti di donne dall’Europa e dall’Asia, con cui Erodoto intende spiegare l’antica rivalità fra queste due nazioni; segue poi la storia del violento assoggettamento delle colonie greche dell’Asia Minore da parte dei re di Lidia. Ciò offre spunto per una vasta digressione sulla storia della Lidia,  dalle origini all’ultimo re, Creso, vinto e detronizzato dal re dei Persiani, Ciro. In questa parte del libro è particolarmente degno di nota il racconto dell’incontro fra Creso e Solone, che, pur essendo frutto di pura fantasia, serve ad Erodoto per un approfondimento di carattere morale e religioso. 

Infatti, la possibilità offerta a Creso di correggersi, dopo aver ascoltato le sagge parole di Solone, altro non è che un segno degli dèi, inviato al re di Lidia, perché si renda conto dei suoi errori. Ma poiché Creso non lo accetta, si espone alla punizione divina.

Il libro contiene anche la trattazione della storia dei Medi e dei Persiani; ciò offre all’autore il motivo per un’estesa biografia di Ciro il Grande, fondatore dell’impero persiano, all’interno della  quale si colloca un’ampia ed interessante digressione sulla civiltà babilonese. Dopo la conquista di  Babilonia, Ciro inizia la sua ultima campagna, e muore combattendo contro i Massageti.

Il tempo lungo ed incalcolabile

Il tempo, lungo ed incalcolabile, tutto
l’invisibile porta alla luce e nasconde ciò che è chiaro;
non c’è niente di inatteso, ma vacilla
anche il giuramento più solenne e l’animo più saldo.
Ed io che un tempo tenni duro nei pericoli,
come il ferro nella tempra, ora mi sono addolcito
alle parole di questa donna; ho pietà di lei,
di lasciare in mezzo ai nemici lei senza un uomo e mio figlio orfano.
Ma ora andrò verso i lavacri ed i prati del lido,
per purificare la mia sozzura
e sottrarmi alla grave ira della dea;
e giunto  in un luogo intatto da vestigia umane,
seppellirò questa mia spada, la più odiosa delle armi,
dopo nessuno la vedrà più, scavata la terra;
ma la custodiscano nel profondo la notte e Ade.
Infatti, da quando io l’ebbi in mano,
dono di Ettore, il mio più terribile nemico,
non ebbi più bene da parte degli Achei.
È vero il proverbio dei mortali,
che i doni dei nemici sono doni funesti.
Perciò, in futuro, sapremo cedere agli dèi
e impareremo ad onorare gli Atridi.
Comandano; e dunque bisogna piegarsi.

Sofocle, Aiace, vv. 646-668

inno orfico a Pan


Inno orfico
A PAN

profumo vario.


Invoco il potente, selvaggio Pan, totalità del mondo,
e cielo e mare e terra, universale regina,
e fuoco immortale: ché son queste le membra di Pan.
Vieni, o beato, che danzi ed erri e insieme con
     le Hore governi,
o            capriforme, che ami le orgie e le mistiche follie, che godi del cielo aperto
e l’armonia del mondo ridesti col tuo lieto canto sonoro,
aiuto contro i fantasmi e stupendo terrore pei mortali,
che di apparir ti diletti presso le fonti a caprari
e a pastori;
o tu che vedi lontano, o cacciatore amico di Eco
        e compagno di ballo alle Ninfe,
che tutto produci e generi tutto, o nume onorato,
signore del mondo, che accresci la vita e diffondi
         la luce, o fecondo Paian,
di antri amante, aspro nell’ira, verace Zeus cornuto,
ché su dite si appoggia l’infinita distesa della terra
e a te di fronte si arretra il fragoroso flutto del
          mare infaticabile
e l’oceano che cinge tutt’intorno la terra;
o aereo alimento, o vitale respiro ai viventi,
occhio di fuoco che sul nostro capo, leggero, ti libri.
Al tuo comando obbediscono questi divini elementi:
tu con la tua sapienza la natura di tutte le cose trasformi
e nutri l’umana specie per il mondo infinito.
Vieni, o invasato baccante, ai nostri santi riti,
concedi ottimo fine alla nostra esistenza
e i panici terrori disperdi ai confini del mondo.

Paride


Pàride, detto anche Alessandro, secondo figlio di Priamo e di Ecuba; in seguito ad un sogno che l’avrebbe indicato come rovina della patria, Priamo affidò Paride, appena nato, al pastore Agelo, perché lo esponesse sull’Ida; ma il bambino fu allevato da un’orsa, e poi dal pastore Agelo stesso. Sull’Ida sposò Enone. Lassù anche decise a favore di Afrodite la gara della bellezza sorta tra Era, Atena e Afrodite, a cui Paride consegnò, in segno del primato, il pomo di Eris. Afrodite in premio gli promise la più bella donna del mondo; e infatti poco dopo Paride, riconosciuto dai genitori, ritornò a Troia, e di li fu mandato a Sparta alla corte di Menelao, dove conobbe Elena che rapi. Questo ratto fu causa della guerra troiana. Nella guerra Paride, sebbene valente e talvolta anche coraggioso, non dimostrò particolare valore, standogli più a cuore la musica e gli amori. Con l’aiuto di Apollo riuscì tuttavia a uccidere Achille; ma poco dopo fu egli stesso ferito da Filottete con una freccia di Eracle; si affrettò allora a ritornare sull’Ida, dove fu curato amorosamente da Enone, ma la ferita era incurabile, e Paride morì. Figli di Paride  e di Elena  furono Corito, Agavo, Ideo, Brunico ed Elena.    

Gilbert Pillot - Itinerario segreto di Ulisse


Gilbert Pillot
L’itinerario segreto di Ulisse
Dellavalle editore, Torino, 1971

Se pensiamo all’iliade e all’Odissea si affacciano alla nostra mente scolastiche immagini di leggende e mitologia. Ma l’assedio e la presa di Troia, il lungo viaggio di Ulisse, raccontati poeticamente e con abbondanza di particolari, nascondono, ci dicono ormai gli storici, un preciso messaggio, una concreta verità storica e una serie di avvenimenti effettivamente accaduti. Gli affascinanti testi omerici sono in realtà il “ verbale” storico di una spedizione marittima avente per scopo di dare ai Greci il controllo dei Bosforo e del Mar Nero. Le descrizioni di questi itinerari tesori gelosamente custoditi e fonte di prosperità e di potenza per un popolo di navigatori ) dovevano essere mantenuti segreti per evitare una « fuga » di notizie. Così, afferma l’Autore, furono abilmente dispersi e mescolati in un testo più ampio e « insospettabile ». Solo coloro che conoscevano i testi a memoria e possedevano il codice di decifrazione potevano venirne a conoscenza. Ripetendo punto per punto, con la minuziosa pignoleria di un investigatore, l’itinerario seguito da Ulisse, Gilbert Pillot ha ricostruito il « vero » viaggio dell’eroe greco dalle colonne di Ercole, alle Canarie e Madera, su fino all’Irlanda, alla Scozia e all’Islanda. Un viaggio appassionante rispolverato dal velo dei secoli e un libro che ha la tensione del « giallo » e i colpi di scena di un romanzo di spionaggio.

amore e riproduzione

Per il pensiero greco, la sessualità rappresentava, in generale, solo una componente secondaria dell’amore. Si ammetteva il nesso causale tra sessualità e riproduzione, ma non si insisteva sull’esistenza di una «ragione naturale» tale da conferire alla prima una finalità meramente genesiaca, tant’è che il ruolo di strumento riproduttivo riservato alla donna non implicava affatto un legame amoroso tra i due sessi, ma piuttosto un legame politico: il frutto dell’unione coniugale sarebbe stato un nuovo cittadino utile allo Stato, un soldato o una produttrice di soldati. L’amor profano, a esempio quello di un Alcibiade, era un miscuglio di attrazione fisica, di cameratismo e di rispetto suscitato da qualità eccezionali, possente passione alla quale meglio si addiceva una relazione omosessuale. 


Ioan P. Couliano
Eros e magia nel rinascimento


Pandroso

Pandroso, figlia di Cecrope, sorella di Agraulo; fu amata da Ermes ed ebbe da lui un figlio, Cerice; divenne poi dea della rugiada, e aveva sull’Acropoli un tempio, il Pandrosio, dove era l’ulivo sacro.  

Pane

Pane, antica divinità arcadica, la tradizione lo fece figlio di Ermes e di una ninfa, che fuggi come lo vide, essendo coi piedi e le corna di capro, i capelli incolti, naso schiacciato, corpo velloso, con la coda. Ebbe umore selvaggio e rumoroso, gridava attraverso le foreste e i monti, di costumi libertini, Fu protettore del bestiame minuto, dei pastori, dei cacciatori, cacciatore egli stesso e guerriero, dio dei guerrieri; conosceva l’arte di guarire e il futuro, e poteva rivelarlo agli uomini; i neoplatonici ne fecero la personificazione del Gran Tutto.  

Pelope

Pèlope, figlio di Tantalo e di Dione; suo padre lo uccise, lo fece a pezzi e lo cucinò per darlo a mangiare agli dèì; ma questi se ne accorsero e non lo mangiarono eccetto Demetra che senza badarvi ne mangiò una spalla. Gli dèi, per mezzo di Ermes lo risu­scitarono, e al posto della spalla mancante, gli fecero una spalla di avorio. Si presentò a Pisa per sposare Ippodamia, e dovette perciò gareggiare col padre di lei, Enomao, nella corsa coi cavalli, vincendolo con l’aiuto di Mirtilo, auriga di Enomao, che egli corruppe. Poi per non dare il compenso promesso a Mirtilo, lo uccise; e questi sul punto di morire maledisse la sua famiglia. Pelope conquistò poi il Peloponneso, che si chiamò così dal suo nome. Figli suoi e di Ippodamia furono Atreo, Tieste, Alcatoo, Nicippe, Lisidice, ecc, Da Peliope e da Assioche nacque Crisippo, che Atreo e Tieste uccisero; allora Pelope cacciò tutti i suoi figli dal paese. 

Pelion - Plesidi


Pélion, Plesidi, catena di monti nella Tessaglia, lungo il mare, dall’Ossa al promontorio Sepias (metri 1618). Secondo la tradizione i Giganti, quando vollero dare la scalata all’Olimpo, avrebbero rotolato l’Ossa sopra il Pelion, Sui Pelion avrebbe abitato anche il centauro Chirone. 

Pelasgo

Pelasgo, capostipite dei Pelasgi, che alcuni dicono essere figlio di Zeus e di Niobe e padre di Licaone; e altri invece figlio di Poseidone e di Larista, padre di Emone.
Re d’Argo quando vi giunse Danao con le sue cinquanta figlie; ma secondo altri questo re si sarebbe chiamato Gelanore.