Il dio del mare Poseidone

Il dio del mare Poseidone


Poseidone era il dio greco del mare, dei terremoti, degli oceani e dei cavalli. Era il fratello di Zeus, reggente del cielo e del fulmine, e di Hades, signore dell'Ade. 


Poseidone viveva in un magnifico palazzo sottomarino fatto di cristallo nel profondo degli oceani. Da lì controllava i movimenti dei mari e poteva sollevare grandi onde e tempeste o placarle a suo piacimento. Era in grado di provocare tifoni e terremoti devastanti sulla terra. 


Poseidone era spesso descritto come un dio dall'aspetto virile e vigoroso, con la barba e i capelli ricci. Cavalcava un rapido e possente cavallo marino. Aveva a sua disposizione un carro trainato da questi cavalli, che lo portava rapidamente sulle acque del mare. 


Il culto di Poseidone era molto diffuso nel mondo greco, soprattutto nelle città portuali come Atene, Corinto e Sparta. Gli venivano offerti sacrifici e preghiere perché facesse soffiare venti propizi, fosse clemente e facesse prosperare la pesca e la navigazione. 


Poseidone era uno dei dodici dei dell'Olimpo e uno dei dei più importanti e venerati nella religione greca antica. Il suo regno era il mare spumeggiante, capace di donare ma anche di distruggere.


Zeus

 Zeus, il re degli dei dell'Olimpo nella mitologia greca:


Zeus, il padre degli dei e degli uomini, era la suprema divinità della religione greca antica. Viveva nell'Olimpo insieme alle altre grandi divinità del Panteon ellenico come sua moglie Hera, regina degli dei, Atena, dea della saggezza, Poseidone, dio dei mari, Apollo, dio della musica, e Artemide, dea della caccia. 


Zeus era il dio del cielo e del tuono, e con la sua folgore poteva giudicare gli uomini. Era noto per le sue numerose avventure amorose con mortali donne, dalle quali ebbe eroi come Eracle, Perseo, Giasone, Dioniso, Achille ecc. 


Zeus è il  protettore degli statuti della vita, il rispetto degli accordi e degli sponsali. Il suo regno sull'Olimpo rappresentava l'ordine cosmologico e la giustizia del mondo. Il destino degli uomini era nelle sue mani, e sparendo l'ora in cui Zeus da Giove divenne il sovrano dell'universo secondo la religione romana. 


Zeus rappresentava la forza, il potere e l'autorità divina, e come padre degli dei e degli uomini, era al centro della mitologia e della vita religiosa delle antiche società greche.


Atena

 Atena, dea della saggezza e della guerra nella mitologia greca, era una delle dodici grandi dee dell'Olimpo. Era la figlia di Zeus, re degli dei, e di Metis, una delle Ninfe oceanine. 


Atena era una dea molto venerata, considerata una delle figure divine più importanti e influenti dell'olimpo. Era la dea della sapienza, della strategia militare, delle arti e della pace. Vestiva pesante armatura e brandiva un'asta che simboleggiava l'autorità spirituale che esercitava sulle sorti della guerra. 


Atena era legata a molte città greche importanti, come Atene che prese il suo nome. Era ambivalente, combinava qualità femminili come la saggezza e la venerazione con qualità maschili come il coraggio in battaglia. Era vergine e casta, mai sposata. 


Il suo simbolo più importante era l'aquila, un uccello sacro a lei dedicato. Nelle sue statue e rappresentazioni iconografiche, indossava spesso un'elmetto adamantino, creato dagli dei stessi. 


Atena era una dea potente e complessa, ammirata dagli dei e dagli uomini per la sua intelligenza superiore, la saggezza e il suo ruolo guida durante le battaglie. Incarnava le qualità femminili più nobili e virtuose nella religione greca antica.






Creta isola ispiratrice

Creta isola ispiratrice

Creta è un luogo mitologico che ha ispirato poeti e scrittori di ogni epoca. Nell'antica mitologia greca, Creta è la patria di Minosse, il glorioso re che regnava con saggezza e giustizia, ma anche di Teseo, l'eroe che ha affrontato il Minotauro nel labirinto di Cnosso grazie all'aiuto di Arianna, la principessa cretese che gli ha fornito un filo per non perdersi.


Ma Creta non è solo leggenda: l'isola è stata anche la patria di Zeus, il dio massimo dell'Olimpo, che vi è stato allevato dalle ninfe del monte Ida, nutrito con il miele dell'isola e l'ambrosia dei suoi vigneti. E non possiamo dimenticare Dedalo, l'abile artigiano che ha costruito il celebre labirinto di Cnosso per Minosse, ma che poi è fuggito con suo figlio Icaro grazie alle ali fatte di piume e cera.


Ma Creta non è solo mito e leggenda. Aristotele ha studiato le istituzioni dell'isola e le ha illustrate nella sua "Politica", riconoscendone l'importanza e la prosperità. E anche oggi, Creta è una meta turistica molto amata, grazie alle sue spiagge paradisiache, ai suoi paesaggi mozzafiato e alla sua cultura millenaria.


In ogni caso, il ricordo antico di Creta rinverdisce la sua gloria e la fa risplendere di una luce vivida, anche ai giorni nostri.



alcuni Dei del pantheon dell'antica Grecia

 alcuni Dei del pantheon dell'antica Grecia.

La mitologia greca è ricca di divinità affascinanti, ognuna con la propria personalità, storia e caratteristiche distintive. Ecco una lista delle principali divinità del pantheon greco:


Zeus: il re degli dei, governa sul cielo e sul tuono.

Hera: la regina degli dei e moglie di Zeus, protettrice del matrimonio e della famiglia.

Poseidone: il dio del mare e dei terremoti.

Demetra: la dea dell'agricoltura e della fertilità della terra.

Atena: la dea della saggezza, della guerra difensiva e delle arti e della scienza.

Apollo: il dio del sole, della poesia, della musica e delle arti.

Artemide: la dea della caccia, della verginità, della luna e degli animali selvatici.

Afrodite: la dea dell'amore, della bellezza e della fertilità.

Ares: il dio della guerra.

Ermes: il dio dei viaggi, del commercio e dei ladri.

Dioniso: il dio del vino, dell'estasi e del teatro.

Efesto: il dio del fuoco, della metallurgia e degli artigiani.

Ci sono molte altre divinità minori e figure mitologiche nella tradizione greca, ognuna con la propria storia e significato. La mitologia greca è un tesoro di storie e di miti che ci parlano della natura umana e delle forze che governano il mondo intorno a noi..



Zagreo

 ZAGREO, "il primogenito di Dioniso", era un dio dei Misteri orfici. Era figlio di Zeus e di Persefone, che era stata sedotta dal dio sotto le sembianze di un serpente. Zeus pose Zagreo sul trono del cielo e lo armò con i suoi fulmini. I Titani, incitati dalla gelosa dea Era, si introdussero nell'Olimpo e offrirono al ragazzo una collezione di giocattoli, inducendolo a mettere da parte i fulmini. Poi lo afferrarono e lo smembrarono con i loro coltelli. Zeus recuperò il cuore di Zagreo e lo trasformò in una pozione da far bere a Semele, che concepì e partorì il secondo Dioniso come reincarnazione del primo.


I genitali di Zagreo furono poi recuperati dai Kabeiroi (Cabeiri), due semidei dell'isola di Samothrake. Essi li depositarono in una grotta sacra dell'isola e istituirono i Misteri di Samotracia in onore del dio morto.


Dall'Iliade all'Odissea: Come Emergono il Pensiero sulla Sensazione Tattile e la Concezione dell'Unità del Corpo

Dall'Iliade all'Odissea: Come Emergono il Pensiero sulla Sensazione Tattile e la Concezione dell'Unità del Corpo.


Lo scopo di questo articolo è di studiare il senso del tatto in Omero attraverso la lente dell'interrogazione della tesi di Bruno Snell che afferma che non esiste alcuna unità del corpo nei poemi omerici e che, di conseguenza, la stessa nozione di corpo umano non si trova da nessuna parte in essi. Ci concentriamo innanzitutto sul corpo come oggetto del senso del tatto e poi esaminiamo come il corpo agisca come catalizzatore per lo sviluppo del tatto in modo che sia possibile affermare che non solo l'Odissea dà effettivamente conto delle sensazioni tattili, ma fornisce anche, attraverso le esperienze tattili che racconta, una concezione dell'unità del corpo. Questa concezione è tanto più degna di nota poiché tale unità è considerata attraverso diversi angoli: esternamente, internamente o nella relazione tra parti esterne e interne del corpo.


GAIA. Revue interdisciplinaire sur la Grèce ancienne  Année 2017  

Fait partie d'un numéro thématique : Toucher le corps dans l'Antiquité


GAIA. Rivista interdisciplinare sulla Grecia antica Anno 2017

Fa parte di un numero tematico: Toccare il corpo nell'Antichità.


scheda di riassunto dell’articolo


Dionysos chthonien. d'après les monuments figurés de la période classique

H. METZGER. 

Dionysos chthonien. d'après les monuments figurés de la période classique

BCH, 1944-1945 


Basandosi su dipinti su vasi attici a figure nere o rosse, l'autore studia:


Dioniso, divinità della vegetazione nascente, personaggio maschile che emerge dalla terra (tema parallelo a quello dell'Anodos di Coré). Già dalla fine del VI secolo su un lécito attico a figure nere pubblicato qui per la prima volta, una testa barbuta emerge dal suolo, mentre un Sileno e una Ménade si dedicano a riti non determinati: l'autore vi vede non una scena di dramma satirico, ma una testimonianza della credenza popolare nel ritorno di una divinità che favorisce la vegetazione nascente. Nel VI secolo (cratere Hope) la stessa scena avrà un carattere più simbolico e allegorico. 2) Dioniso, divinità infernale. Monumenti dell'epoca classica identificano Dioniso con Ade-Plutone; associato a Coré forma con lei una coppia infernale. Studio di tre vasi attici della fine del V secolo e dell'inizio del IV secolo: l'autore opta per un'interpretazione religiosa, Eracle che riporta Dioniso, divinità sotterranea, Eracle alla ricerca della felicità dionisiaca. Conclude che a partire dal IV secolo almeno la credenza popolare attribuisce a Dioniso le proprietà di una divinità infernale, dispensatrice di abbondanza e padrona dei morti. 3) Dioniso, divinità eleusina. L'autore descrive i monumenti figurati che associano Dioniso ai temi eleusini (già dalla fine del VI secolo, ma soprattutto nel IV secolo) e crede di poter seguire un'evoluzione progressiva: Dioniso iniziato, poi presidente delle iniziazioni, poi parigrado di Coré o di Demetra, quindi associato alle divinità agricole di Eleusi (idrie dello stile di Kertch). Allo stesso modo e sempre nel IV secolo (tema della nascita del bambino divino su vasi di Kertch), il bambino Dioniso viene attribuito nella credenza eleusina le caratteristiche del bambino Plutone; Brimos è forse Dioniso: effetto di un sincretismo popolare, consacrato dall'arte. I progressi del repertorio dionisiaco nel IV secolo sono legati a questa penetrazione di Dioniso nella religione eleusina: il tiaso dionisiaco assume allora un valore simbolico di immortalità nell'aldilà.


Lamia

 Lamia

LAMIA, figlia di Nettuno e amata da Giove, ebbe da lui una figlia chiamata Erofile, una delle Sibille. 


Regina di estrema bellezza, abitava in una vasta caverna piena di tassi e di edera; ma come punizione per la ferocia del suo carattere, fu trasformata in una bestia selvaggia.


Figlia di Cleonore di Atene, celebre suonatrice di flauto e famosa cortigiana, fu amata da Tolomeo II, re d'Egitto, e da Demetrio Poliorcete. Gli ateniesi e i tebani le costruirono un tempio con il nome di Venere Lamia.


Creta

Creta


Può essa rifulgere di luce vivida nell'antica mitologia e nel verso sonante  d' Omero ; può il miele del suo monte Ida e l'ambrosia dei suoi vigneti aver nutrito il dio massimo antico e il ledon profumato aver deliziato le belle figlie dell ' Ellade ; può l'antica poesia farne la sede di Minosse glorioso e animarla delle figure di Teseo, d'Arianna e di Dedalo e Aristotele illustrar nella sua « Politica le istituzioni dell'isola dalle cento industri città : il ricordo antico  rinverdisce la sua gloria.


L'avvento delle narrazioni pittoriche nel settimo secolo

 GAIA. Revue interdisciplinaire sur la Grèce ancienne  Année 2017  

Fait partie d'un numéro thématique : Toucher le corps dans l'Antiquité


GAIA. Rivista interdisciplinare sulla Grecia antica Anno 2017

Fa parte di un numero tematico: Toccare il corpo nell'Antichità.


scheda di riassunto dell’articolo:


L'avvento delle narrazioni pittoriche nel settimo secolo.

L’autore dimostra come gli artisti greci nel VII secolo a.C. inventino nuovi processi che permettono loro di raccontare storie, mentre nel periodo precedente, il cosiddetto periodo geometrico, non era possibile la narrazione attraverso le immagini. Lo studio riguarda due casi, entrambi riguardanti la relazione tra Omero e il suo contesto: come un'unica ampolla, l'anfora in rilievo di Mykonos sul collo della quale è molto chiaramente rappresentato un cavallo con le ruote, racconta la caduta di Troia; nei fregi della stessa ampolla, nessuna immagine permette l'identificazione dei personaggi per nome: sono troiani anonimi, uomini che vengono uccisi, donne minacciate con un'arma, bambini crudelmente giustiziati. Il punto di vista adottato sembra essere quello del popolo sconfitto, che potrebbe essere giustificato in un contesto cicladico. La seconda parte dell'articolo discute una serie di anfore che raffigurano la cecità di Polifemo; diversi dettagli differiscono dalle versioni conosciute delle fiabe: in molte delle anfore il Ciclope è mostrato mentre beve (naturalmente, il vino usato da Odisseo per farlo ubriacare e poi addormentare); viene utilizzata una grande stecca di legno d'olivo invece di una spilla. Una terza parte amplia la questione della relazione tra racconto, epica e immagini.

Hermes l'artigiano: l'invenzione della lira.

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scheda di riassunto dell’articolo:


Hermes l'artigiano: l'invenzione della lira.

Quali abilità pratiche e intellettuali sono richieste per costruire un oggetto testuale? Come può l'azione dell'artigiano manifestarsi nella costruzione dell'oggetto stesso? Questo articolo considera l'invenzione della lira nell'inno omerico ad Hermes (Inni Omerici, IV, 25-61) come una delle prime e più intriganti esemplificazioni di un modo epico di costruzione dell'oggetto, realizzato attraverso sia la descrizione che la narrazione. L'episodio offre un'immagine vivida della téchnè divina, spingendo il pubblico a "costruire" l'oggetto davanti ai loro occhi mentre Hermes lo costruisce per la prima volta. Questo articolo dimostra che l'inno ad Hermes, e soprattutto la creazione divina di un oggetto eminentemente poetico, può essere letto come una sottile riflessione sulla natura dell'artigianato. Nel processo di metamorfosi necessario alla costruzione della lira, il tecnico divino combina caratteristiche della creatura vivente con il nuovo status "musicale" assunto dalla tartaruga morta. Hermes, il dio degli incroci e degli scambi commerciali, ha il potere di creare l'armonia degli opposti, di far coincidere parola e azione, di trasformare la potenzialità in azione.

Paolo di Tarso insulta i cretesi

Paolo di Tarso insulta i cretesi


Sunt multi etiam inobedientes, vaniloqui et seductores : maxime de

circumcisione sunt. Quos oportet redargui, qui universas domus subvertunt ,

» dicentes quae non oportet, turpis lucri gratia. Dixit quidam ex illis , proprius

‣ ipsorum propheta: Cretenses semper mendaces, malae bestiae, ventres pigri;

testimonium hoc verum est. Quam ob causam increpa illos dure ut sani sitt

in fide ».

(Pauli Epistola ad Titum)


Ci sono molti anche disubbidienti, vaniloqui e seduttori: soprattutto tra i circoncisi. Bisogna rimproverare coloro che rovesciano intere case, dicendo ciò che non è opportuno per la cupidigia di brutti guadagni. Uno di loro, un profeta del loro stesso popolo, disse: "I Cretesi sono sempre bugiardi, brutte bestie, ventri pigri"; questa testimonianza è vera. Per questo motivo rimproverali severamente, affinché siano sani nella fede. (Lettera di Paolo a Tito)


Laocoonte

Laocoonte

Laocoonte, Calidonio, figlio di Porthaon e fratello di Aeneo, argonauta.

 Figlio di Priamo ed Ecuba, e sacerdote di Apollo e Nettuno, convinto che il famoso cavallo di legno fosse una macchina i cui vasti fianchi nascondevano nemici, o adatta per abbattere le mura di Troia, lanciò la sua lancia nei fianchi del cavallo. I Troiani, accecati, guardarono a quest'azione come un'impudicizia, e furono ancora più convinti quando due orribili serpenti venuti dal mare, si avvicinarono all'altare dove sacrificava Laocoonte, attaccarono i suoi due figli, Antifate e Timbreo, e, dopo averli sbranati, afferrarono Loacoonte stesso che veniva in loro aiuto, e lo uccisero miseramente. Il capolavoro che riproduce questa avventura è opera di Polidoro, Athemodoro e Agesandro, tre eccellenti maestri di Rodi che lo scolpirono, in concerto, da un unico blocco di marmo.