Circe

Circe

famosa maga, in origine probabilmente una dea della morte, se non addirittura un’altra personificazione di Ecate che, secondo- Diodoro Siculo, ne sarebbe stata la madre. Comunemente, però, Circe è ritenuta figlia di Elio e di Perse e sorella di Eeta, re di Colchide. Il regno di Circe era l’isola di Eèa (« lamento »), l’isola del crepuscolo; che fa appunto ritenere Circe una dea della morte. 

Circe appare in due cicli mitologici; una volta nella storia di Giasone e Medea e degli Argonauti, dove per altro ha una parte marginale, e l’altra volta nell’Odissea, dove assume ben altro rilievo. Sennonchè, mentre la Circe degli Argonauti, racconto molto più antico, è per così dire la Circe originale, Omero nell’Odissea ne ha liberamente rielaborata la figura sovrapponendola, come molti ritengono, alla dea italica Marica . Anche l’isola di Eèa non può essere la medesima nelle due storie: la prima dev’essere collocata nell’alto Adriatico (Lussino?), l’Eèa omerica invece nel basso Tirreno; forse si tratta del promontorio di Monte Circeo. 

Scampato con un sol naviglio alla furia dei Lestrigoni, Ulisse approdò all’isola di Eèa. Estratti a sorte, Euriloco e ventidue compagni si misero ad esplorare il paese, mentre Ulisse e gli altri rimanevano a guardia della nave. Giunti nei pressi del palazzo di Circe, Euriloco e i suoi si imbatterono in lupi e leoni che però si comportavano amichevolmente verso i nuovi arrivati; in effetti erano uomini tramutati dai sortilegi di Circe. Questa invitò i messi di Ulisse a pranzo, ma appena ebbero assaggiato un boccone, si mutarono in porci. Si salvò soltanto Euriloco che, diffidente, non era entrato nel palazzo di Circe. Visto quanto era successo ai compagni, ritornò di corsa da Ulisse. Questi prese la spada e si precipitò verso la magione di Circe per vendicare i suoi. Per la strada gli si fece incontro il dio Ermes che gli offrì un amuleto contro gli incantesimi di Circe: Moli, un fiore bianco profumato dalle radici nere, che soltanto gli dèi riuscivano a trovare. 

Grazie a questa protezione, il sortilegio di Circe non funzionò su Ulisse che, anzi, la minacciò con la spada. « Risparmiami », implorò la maga, «dividerai con me il talamo e il regno! ». Ma Ulisse, non fidandosi ancora, pretese e ottenne da Circe un solenne giuramento che mai più avrebbe ordito qualcosa di losco contro di lui. E in più, rifiutandosi di soddisfare le brame amorose della maga, ottenne anche la ritrasformazione dei suoi uomini. Dopodichè tutti quanti per un anno intero stettero ad Eèa facendo la dolce vita. Durante quell’anno Circe regalò a Ulisse anche un figlio, Telégono (o Telagòne), che molti anni più tardi avrebbe ucciso involontariamente Ulisse. Ma forse gli anni erano anche di più, perchè altri riferiscono che oltre a Telégono, Circe avrebbe reso Ulisse padre anche di Agrio e Latino. 

Ad ogni modo, quando Ulisse espresse il desiderio di ripartire, Circe lo lasciò andare senza troppe storie. Lo consigliò di scendere prima agli inferi per consultarvi l’anima di Tiresia sui suoi futuri destini e, quando dopo quella spedizione Ulisse ritornò brevemente ad Eèa, gli diede anche buoni consigli per il viaggio. Si racconta che Circe, dopo la morte di Ulisse per mano di Telegono, sposò Telemaco, l’altro figlio di Ulisse avuto da Penelope, mentre Telegono si prese in moglie la matrigna Penelope.

Una volta Circe si innamorò di  Glauco; non ne fu corrisposta, perchè egli amava Scilla. Per gelosia, Circe cambiò la rivale in un mostro marino, dopo d’aver avvelenato la fonte presso la quale i due amanti erano abituati a ritrovarsi insieme.