Hestia - Hermes

Hestia - Hermes

1.  I Greci veneravano un coppia di dèi: Hestia ed Hermes. In un linguaggio più vicino a noi, potremmo chiamarli: Focolare e Angelo. Hestia è il nome proprio di una dea, ma anche nome comune che designa il focolare domestico, e anche il focolare comune della Polis. Essa è raffigurata anticamente spesso in coppia con Hermes. “Entrambi,  — spiega l’inno omerico a  Hestia (I, 11-12), abitate nelle belle dimore degli uomini che vivono sulla  superficie della terra, con sentimenti di mutua amicizia”.  

In effetti Hestia è il focolare circolare, fissato nel suolo, è l’ombelico attorno al quale la casa si radica nella terra. Essa, nota Jean-Pierre Vernant, è simbolo e pegno di fissità, di immutabilità, di permanenza. Ed è  in quanto centro fermo a partire dal quale lo spazio umano si orienta e si  organizza, che Hestia, per i poeti e i filosofi antichi, potrà identificarsi con  la terra, immobile al centro del cosmo. La terra intera, casa degli uomini,  sarà il focolare fisso del mondo. Essa non scambia, resta casta: Hestia è  vergine, come Athena e Arthemide.   

Anche Hermes abita nelle case dei mortali, anzi, come gli dice Zeus nel-  l’Illiade (XXIV, 334-5), “più di tutti gli dèi tu ami far da compagno a un  mortale”. Ma vi abita come Angelos, il messaggero, come chi è pronto a ripartire. “Non c’è niente, in lui,  di fisso, di stabile, di permanente, di circo-  scritto, né di chiuso. Egli rappresenta, nello spazio e nel mondo umano, il  movimento, il passaggio, il mutamento di stato, le transizioni, i contatti tra  elementi estranei. Nella casa  protegge la soglia, respinge i ladri perché  è lui stesso il Ladro [...], per il quale non esistono né serrature, né recinto,   né confine. Presente alle porte della città, ai confini degli stati, agli incroci delle vie, sulle tombe, che sono le porte del mondo infernale. Egli è presente ovunque gli uomini, fuori della loro casa privata, entrano in contatto  per lo scambio (nelle discussioni e nel commercio), o per la competizione,  come nello stadio. Banditore, dio errante, padrone delle strade, sulla terra e  verso la terra; introduce una dopo l’altra le stagioni, fa passare dalla veglia  al sonno, dal sonno alla veglia, dalla vita alla morte. Hermes è quindi inafferrabile, ubiquitario. Quando una conversazione cade subitamente e subentra il silenzio, il Greco dice: “Passa Hermes”. (Questa espressione del resto sopravvive anche oggi; nei paesi anglofoni quando la conversazione cade  si dice ancora “An angel passes”). Hermes porta una bacchetta magica che  cambia tutto ciò che egli tocca. E anche ciò che non si può prevedere né  trattenere, il fortuito, la buona o la cattiva sorte, l’incontro imprevisto, e  anche il felice ritrovamento casuale.   

In definitiva, l’ambito di Restia è l’interno, il chiuso, il fisso, il ripiega mento del gruppo umano su se stesso: in questo modo Hestia assicura al  gruppo domestico (e per estensione al gruppo cittadino) la sua perpetuazione nel tempo. Notiamo che quando Platone, nel Cratilo, tenta una etimologia di Restia, finisce con il collegarla ad ousia, che altri chiamano anche essia, cioè “l’essenza fissa e immutabile”. L’ambito di Hermes è l’esterno,  l’apertura, la mobilità, il contatto con l’altro da sé.

Dalla rivista Aut-aut, 
Numero 258
Novembre-dicembre 1993
Articolo:   Hestia-Hermes: la filosofia  tra Focolare e Angelo  
di Sergio Benvenuto 
Pagine 29-30.