The Cult of Pan in Ancient Greece

The Cult of Pan in Ancient Greece
Philippe Borgeaud; Kathleen Atlass e James Redfield
dal libro:

La storia generale di Pan rimane da scrivere, questo libro fa alcuna pretesa di colmare questa lacuna. Si ha la pretesa di esaminare le prime forme di cristallizzazione, la classica immagine di Pan, che è l'inizio della trasformazioni di Pan nella nostra storia culturale. Così facendo ha forse aperto la strada a ulteriori esplorazioni. Il libro cerca di affrontare il modo di comprensione dell'immagine di dio-capra, cioè i'ovvio. Chi è Pan? La risposta ovva: un dio pastorale, certamente, quasi a voler far emergere la caratteristica delle società pastorali, che incarna la solitudine del il pastore alle prese con la vitalità del mondo animale, con il immensità della natura e con la sua sessualità, anche garante di uno specifico tipo di equilibrio culturale e psichico, e quindi garantire la riproduzione delle greggi: come, a prima vista, è il duplice compito di Pan, che deve sostenere sia l'economia e ideologia. molto probabilmente questo è l'angolo da cui partire per capire la forma originaria del dio.
Tuttavia, dall'inizio del V secolo aC, cioè da il momento in cui inizia prima a comparire nelle nostre prove-Pan non può più essere limitato a questo contesto. L'Arcadia in quel momento è diventata una rappresentazione. Cosa fecero i greci, allora e in seguito, intendiamo con il pastorale come l'hanno immaginato? Questa domanda non può essere risolta dal pastore, dobbiamo guardare a chi lo guardava. Visti da Atene, Arcadia è venuto per essere un luogo che simboleggia sia le frontiere e le origini della vita civile. Dal punto di vista arcadico della città potrebbe essere in contrasto con ciò che non è stato, con (in termini junghiani) la sua Ombra; tali termini servono per esprimere la fragilità di ogni cultura, di ogni equilibrio, psicologico o sociale, se il movente è la paura di perdere questo equilibrio precario, o la gioia del suo recupero (dopo una crisi).
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