Nel Canto XVIII dell’Iliade

Nel Canto XVIII dell’Iliade, la dea Teti si spinge fino alla dimora di Efesto per chiedergli nuovi armi per il figlio Achille, che si appresta a vendicare la morte di Patroclo. Viene così accolta dal dio: "Augusta e potente è la dea che è entrata nella mia casa, lei mi salvò dolorante, quando caddi scagliato lontano dalla mia abominevole madre che voleva nascondermi perché ero zoppo; avrei sofferto dolori tremendi se non mi avessero accol-to nelle acque profonde Teti ed Eurinome, la figlia di Oceano che scorre in cerchio. Accanto a loro per nove anni forgiai molte opere belle, spille, bracciali ricurvi, orecchini e collane, nella grotta profonda: intorno scorreva l’onda infinita di Oceano, ribollendo di schiuma. Non lo sapeva nessuno, degli dei e degli uomini2. (vv.399 e 402).